ATTUALITA’ DEL MITO DI FAUST                                                                                                                                               

 

 

                    PHILLIP JOHNSTON'S FAUST PROJEC /

Fandango Jazz Festival 2004                                                                                                  Faust. immagine in Recensioni / impressionijazz

 

Phillip Johnston  -  sassofoni, pianoforte                                                                                             Faust(1926)- immagine

Kate Sullivan        -  voce

Guy Klucevsek     - fisarmonica                                                 Faust( 1926) di F. Murnau

Thomas Ulrich      - violoncello

 

Kate Sullivan        -  voce

Guy Klucevsek     - fisarmonica

 

     Sul palco scorrono le immagini del Faust di Murnau, i musicisti interagiscono: colonna sonora dal vivo, stacchi in cui le immagini parlano in silenzio. Nell'attimo sospeso, momento tra una danza e l'altra in un  musical, effetto teatrale di straniamento, l'impressione è di due mondi: uno il film con la forza delle immagini, l’altro i musicisti. Dualità che si sommano a quelle del film; bene/male,  terreno/ultraterreno, pulsioni interiori negative/positive, per  lasciarsi trasportare dalla  musica, da una  rilettura personale  che colora la storia di Faust di suoni jazz e blues, ora ossessiva e ripetitiva, ora lirica e giocosa, mai  cupa o tragica: non siamo più in Europa, in Germania, agli inizi del novecento, né alle soglie del nazismo. Resta la solitudine, l'inquietudine  dell'individuo Faust che, più che tra lande desolate,  sembra aggirarsi in  moderne strade  metropolitane,  simili a quelle in cui esuli come Weill e lo stesso Murnau potrebbero essersi aggirati;  Faust ultimo film girato da Murnau in Germania, prima dell’approdo a Hollywood.  Friedrich Wilhelm Murnau- photo

     Mago e alchimista del mito e del film, impotente di fronte al mortifero dilagare della peste, per il bene della collettività Faust scende a patti con il diavolo. Bonario  Mefistofele  placa l'epidemia,  sfodera le sue arti: imbroglia,  fa breccia nell'intimo dello scienziato  con la lusinga della ritrovata giovinezza,  pronto a cogliere la sua anima. Faust rinvigorito, dimenticherà presto l’amore per Margherita, che da lui aspetta un figlio: la ragazza madre vedrà morire il figlio, subirà l'accusa di stregoneria, sarà messa sul rogo, dove con un filo di speranza continuerà ad invocare il nome dell'amato. Vecchio e pentito Faust arriva in tempo per dichiarare il suo amore: parola "magica " che gli salverà  non la vita ma l'anima.

     Opera realizzata in epoca di sperimentazioni: l'immagine in movimento si avventurava in territori tutti da scoprire. Innovatore, creatore di linguaggio, Murnau mette in campo ogni sforzo (fotografia, scenografia, recitazione, luci, inquadratura, movimento, montaggio) per rendere il cinema arte autonoma. Il film anche se muto, "doveva parlare". 

     Il progetto di Johnston, sorta di ponte,  ora esaltando aspetti vivi ora lasciando alle spalle i meno attuali, aggiunge altre "parole".  La musica riprende,  si insinua tra le pieghe delle inquadrature, ne coglie gli spunti, si individuiamo momenti di felice  incontro: in un martellare incalzante del dubbio ( il fraseggio degli archi) mentre  segue il mago nel tormento interiore; o in una corsa frenetica dopo la fatidica scelta e nell'attesa  in cui si avverte solitudine,  malinconia, il disincanto di chi si ritrova solo a sconfinare da un mondo all'altro ( il blues del sax). Momenti esaltati e impreziositi dalle canzoni ( di Hilary Bell, drammaturga moglie di Johnston), o dallo scat che sgorga dalla voce di Kate Sullivan.

                                                                                                                                                                                                                                                      

Silvana Matozza, Guido Bonacci

 

Articolo pubblicato su" Vespertilla"- Rivista mensile di cultura e spettacolo- Anno I  n° 4 Ottobre 2004

                                                                                     

                                                                                                           Back to Recensioni