ALL'ORIGINE DEL MITO, A RITMO DI JAZZ

                                                                                                                                                                          

                                                                       The mark of zorro / Fairbanks / All'origine del mito a ritmo di jazz. Foto Impressionijazz

  

  

  

      THE MARK OF ZORRO, CASA DEL JAZZ

  

  

  

     1850, California Spagnola. Los Angeles. Al  ritorno, dagli studi in Spagna, il figlio di un possidente terriero, si oppone ai soprusi del secessionista governatore spagnolo Alvarado,  facendosi due: dandy musicista e poeta, Don Diego Vega (“ De La Vega“ nei sequel),  della vita quotidiana,  e il Senor Zorro ( volpe, in spagnolo), l’intrepido spadaccino, ammantato di nero, volto mascherato che, con l’aiuto del servitore muto, sgomina complotti, rende giustizia al popolo messicano.

    Prima versione cinematografica, del ’20, Fred Niblo, rivela un fascino insospettato. Salto all’indietro, nell’albero genealogico del mito. Lo Zorro – Fairbanks, sorta di bullo scanzonato, ribelle, vitalistico  acrobatico, bello d’altri tempi,  a colpi di fioretto e  passione sociale alla lunga conquista e abbondantemente sostiene il confronto con i vari Power, Delon, Williams, Banderas,  che gli sono succeduti.

Segreto nel segreto, spiegabile con l’entusiastico ottimismo che Fairbanks riesce a sprigionare, con  freschezza,  divertimento, gusto per l’avventura…  Sul personaggio aveva puntato tutto, o quasi.  Il suo, verso Zorro, è stato  vero innamoramento: scoperto il racconto (“ La maledizione di Capistrano”,1919, di  Johnston Mc Culley), ne acquista i diritti, lo produce con la sua casa di produzione; sue sceneggiatura ( con lo pseudonimo di Eugene Miller ) e supervisione alla regia.

     Un indipendente Fairbanks, per vestire i panni di quel figlio di Robin Hood,  progenitore di supereroi come Spider man, Superman, o Batman, non esita a chiudere coi ruoli del passato, anche se, in caso d’insuccesso, ha pronto un altro dei soliti film da immettere sul mercato). Contrariamente a quanto gli altri produttori  prospettano, e s’aspettano,  stravince, dà l’avvio al mito, al  nuovo genere di cappa e spada,  seppur sotto forme diverse, ancora in voga,  per il quale nascerà il nuovo mestiere di maestro d’armi per il cinema.

     Film dinamico: fughe, inseguimenti, scontri acrobatici, non privo di arguzie e momenti  esilaranti, ambientazioni dal vago sapore espressionista che oggi, sorprendono non poco ( Zorro  arringatore di popolo, a faccia scoperta,  è il clou!).

     L’incontro col jazz, del Giorgio Rosciglione Quartet, ( G. Rosciglione - contrabbasso, M. D’Avola - sax tenore e clarinetto, R. Biseo - pianoforte, G. Munari - batteria),  rende un  inusuale sapore da epoca del muto.

    Tra repertorio della tradizione e improvvisazione, in  gioco di misurato equilibrio, l’impressione è di grande rispetto, di calarsi nell’idea, nello spirito del film,  aggiungendo  voce all’impeto vitale che  governa l’intera opera, accentuando quel tanto di disincanto che fa brillare la vecchia favola.

Nata nel rovente periodo post bellico USA, che nel  cinema vedeva fusioni, solide e più forti concentrazioni ( gli stessi produttori indipendenti che avevano trovato spazio e libertà a Hollywood, erano divenuti potente trust).

Le scelte contenutistiche dei film erano decise da produttori e supervisori alla produzione. Nascevano gossip e star che,  assicurando  pubblico e incassi, spianavano la strada a film commerciali, realizzati  in fretta, con formule collaudate, remake, sequel, ecc. 

    Destino, con alterne vicende,  ancora in corso per il superlongevo primo eroe spadaccino del  cinema che col suo logo, l’irriverente Z, marchio d’infamia e sberleffo scritto a fil di spada, da ormai 85 anni attraversa generazioni e frontiere ( a breve ennesimo ultimissimo sequel),  senza che  l’immaginario sia mai saturo. 

 

Silvana  Matozza, Guido Bonacci

 

Articolo pubblicato su" Vespertilla"- Rivista mensile di cultura e spettacolo- Anno II  n° 10- Ottobre 2005

 

                                                                                                                Photo del Parco della CASA del Jazz QUI

 

 

                                                                                                          Back to Recensioni