BACALOV E BUENOS AIRES: VIAGGIO TRA MITO, REALTA’ E SOGNO

                                                                Mi Buenos Aires querido. teatro-concerto con Luis Bacalov( disegno di Guido Bonacci) 

MI BUENO AIRES QUERIDO

 

Luis Bacalov ci accompagna in esplorazione per le strade di Buenos Aires, nei vicoli in penombra, nei locali fumosi, davanti ai portoni, mentre nell’aria risuona una milonga. E sempre più in profondità nella storia e nell’anima di questa strana città. Con le parole di Borges a partire dalla fondazione mitica di Buenos Aires, poiché ogni comunità, su realtà più dure e prosaiche, costruisce i suoi miti. E aprendo con una personale Fundación mítica de Buenos Aires  che, in ideale dialogo coi versi del poeta, traccia un personale viaggio nel cuore di una musica, di un popolo e della città  in cui è nato, che ha il sapore di un ritorno e di una riscoperta ( regia di Carlo Sessano e supervisione di Carlos Branca). In essa altri viaggi e altre storie si incontreranno e si confonderanno. Dalle parole dei due attoniti migranti-attori (Nadia Ferrero e Sebastiano Tringali ), tra sensazioni e atmosfere di fatti di cronaca e di storia , alle suggestioni del canto e del ballo (Davide Sportelli e Ivan Truol, Anna Maria Ferrara e Osvaldo Roldan ), che ci immergeranno nei segreti di quel mondo in continua trasformazione. Nel fascino di un’essenziale scenografia ( di Anna Paola Bacalov), cadenzata dai brillanti colori del sogno di atemporali siluette dal sapore magico. In un racconto che  diventa  sempre più corale. Mentre sul grande schermo di questo spettacolo multimediale prenderanno corpo le immagini di visi di emigranti, carte di identità, spazi di vita... Di gente semplice che dall’ Europa andava incontro ad un futuro di lavoro, sradicamento e inevitabile nostalgia. In cerca di una nuova identità, costruita attraverso una nuova musica, i passi di una danza o magari dalla fantasia di uno scrittore. Se per Borges il mondo, tutto il mondo, è il quartiere Palermo, quegli sperduti migranti, tra desolazione e miseria, che vi si affrontano armati di coltello, sono simili a eroi Omerici. Come mito apparirà la stessa storia del tango che nel meticciato della sua evoluzione esprimerà quel popolo. Dalle forme popolari, festose e allegre, suonate in locali malfamati, a quelle rigorose e struggenti, alle canzoni malinconiche ed epiche di Gardel, che approda  ai teatri, al cinema e la cui fama trascende poi i confini nazionali. Da un Mi Buenos Aires querido alle sonorità jazz della modernità del tango di Piazzola, tra rochi echi di un bandoneon  fino alla  raffinata ed evocativa Seduction  del migrante  Bacalov, colto e poliedrico ( Daniel Bacalov, Elio Tatti, Giovanni Iorio sono gli altri musicisti). Viaggio  che si carica di un surplus di affetto e nostalgia in un finale- omaggio a Troisi, sulle note della colonna sonora de Il postino (che valse a Bacalov l’Oscar nel 1995 ), e col suo volto indimenticabile sullo schermo. Al Teatro Ambra Jovinelli di Roma.

 

Silvana Matozza, Guido Bonacci

 

Articolo pubblicato sulla rivista di cultura e spettacolo Vespertilla, anno VI   n° 3 -  Maggio/Giugno 2009  

 

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