CHARLOT… RAPPATO
JAZZ MUTO, Castel Sant’Angelo.
“Noi tutti vogliamo aiutarci vicendevolmente. Gli esseri umani sono fatti così. Vogliamo vivere della reciproca felicità, ma non della reciproca infelicità (…) ma noi abbiamo smarrito la strada: la cupidigia ha avvelenato l’animo degli uomini, ha chiuso il mondo dietro una barricata di odio, ci ha fatto marciare, col passo dell’oca, verso l’infelicità e lo spargimento di sangue…” Parole che pesano, di un artista nato nel 1889 in famiglia di artisti senza fortuna, infanzia da periferia suburbana londinese, a 20 anni il suo primo tour all’estero… Talmente in sintonia con i suoi tempi e oltre, che la già silenziosa platea, sulle sedie e per terra, mista, molti giovani, ammutoliva e s’impensieriva al chapliniano discorso del Grande dittatore datato1940 ( letto da G. F. Janni e A. Caramel)). Premessa per andare a ritroso, agli albori della I guerra mondiale, attraverso la visione di cortometraggi forti e disperanti: L’emigrante (1917), Il vagabondo (1915) e Charlot Soldato ( 1918). Con essi ha interloquito l’ottima band indipendente hip hop romana Assalti Frontali. Un ritmo che al tempo di Chaplin non esisteva e al quale il metamorfico omino, che dopo il nomignolo affibbiatogli da un distributore francese sarà per tutti Charlot,. comunque balla. Profonde e insospettate sinergie. Merito dei musicisti, di una scelta rispettosa: essere sé stessi con i loro testi, di lotta, di riappropriazione, di sogni e di bisogni, voglia di reagire, trasformarsi, un po’ fratelli, migranti, vagabondi e un po’soldati, ma alla loro maniera, fuori dalla guerra e dentro la vita. E merito della forza di un cinema muto che con le proprie gambe, e i soli fotoni, arriva fino ad oggi, accogliendo nuovi mutamenti. Di quell’urlo trattenuto e fermato nelle immagini del disincanto chapliniano, il pubblico continua sempre a capire tutto. Ride, ma senza sufficienza.E il senso di attualità con lo scorrere delle immagini si fa imbarazzo, spiacevole fotografia dei nostri tempi, troppo impantanati tra quegli egoistici accaparramenti che frenano il passo agile che vuol sfiorare la terra. Ultima delle tre serate di incontro tra diversi stili jazz e classici del cinema muto; Chaplin, Larry Semon – Ridolini, Harold Lloyd, Laurel e Hardy- Stanlio e Ollio, e la musica dal vivo del trio Marcotulli- Damiani-Rabbia, di Roy Paci – Corleone, del piano solo di Antonio Coppola, di Danilo Rea; dopo gli Assalti Frontali ancora Chaplin (ricorre il trentennale dalla morte), di Tempi moderni (1936). A lato di Castel Sant’Angelo, Cinemobile, com’è nello spirito delle proiezioni di piazza, ha raccolto il paese del cinema muto e del jazz, in questa chiusura d’estate romana, intorno a Charlot.
Silvana Matozza, Guido Bonacci
Articolo e photo pubblicati sulla rivista cultura e spettacolo Vespertilla, anno IV n°4 – Settembre/Ottobre 2007