Un serial tutto d’un fiato. 6669 m., 288’

                      

 

 

   IL Ponte dei Sospiri / Stazione Termini                                          

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                 G. Petrella - Il ponte dei sospiri- Stazione Termini.Photo Impressionijazz G. Petrella al trombone                  

 

     La stazione Termini è molto cambiata: negozi, bar, schermi televisivi che mandano ininterrottamente pubblicità, manifesti di moda, esposizioni di automobili, galleria d’arte, fotografie d’autore… Di giorno i romani vi si danno appuntamento; il luogo non fa più paura. Ma alla chiusura degli esercizi commerciali il mondo d’emarginazione torna a prevalere, fa un po’ paura, turba le coscienze. In questo ambiente, nel grande atrio, Enzimi ( Questo non è un festival!),  ha portato il grande assente: il cinema. Decontestualizzato, contaminato da una diversa fruizione che vede i luoghi deputati cambiare e nuovi spazi occupati.

    E’ paragonabile ad un’invasione la maratona/ evento nella notte, di Il Ponte dei Sospiri;  film muto del ‘21 di 288’, di  Domenico Gaido, dal feuilleton omonimo di Michel Zévac. Oltre sei Km di pellicola osservati come un frammento, immagini rubate, con la valigia in mano, andando a prendere il treno, il taxi...  Clamoroso successo anche all’estero, di quel filone veneziano cappa e spada che d’ acrobazia in acrobazia, sperava di replicare i fasti del precedente decennio cinematografico. In tempi di grave crisi, non solo economica,  la marcia su Roma è del ’22, perdita del mercato sovietico e preferenza  in quello nazionale dei più allettanti prodotti della concorrenza europea e USA. Serial in  quattro episodi (i mastodontici USA ne sfornavano 15/18, ma più brevi), della cineteca di Milano, creduto irrimediabilmente perduto, ritrovato, certosinamente restaurato dalla Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia/Cineteca Nazionale.

    Nell’androne semibuio la visione di spettatori resistenti sdraiati a terra,  vigilantes preoccupati, viaggiatori curiosi, barboni stupiti, era un altro spettacolo. Sulle splendide, pittoriche immagini di Gaido il suono di quattro diversi concerti dal vivo, a musicare gli episodi: La bocca del leone; La potenza del male; Il Dio della vendetta; Il trionfo dell’amore. Distinte atmosfere e una diversa emozione per ognuno. Dal jazz autorale del “Bread e Tomato Trio” di Gianluca Petrella, ai suoni elettronici di Dj Painè e di X-Coast, alla ricerca sulla tradizione musicale del cinema muto di Antonio Coppola.

Per chi è rimasto,  amori e cupi intrighi nella Venezia del ‘500, su alcuni schermi più piccoli immagini della pubblicità…

 

Silvana Matozza, Guido Bonacci

 

Articolo e photo pubblicati sulla rivista cultura e spettacolo Vespertilla, anno III n°6 – Novembre/Dicembre 2006

 

 

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