Per gridare ancora Bird lives
BIRD E’ VIVO! , Teatro Belli
Carlo Emilio Lerici propone un avvicinamento/spiazzamento; dall’immobilità della notte, della quiete sospesa di un palco in attesa, al fragore della 52° strada. Tra pensieri, episodi di vita, esaltazioni, lamenti, morti spesso precoci, drammatiche di musicisti jazz. Tracce di memoria evocate dai 6 attori Francesca Bianco (Bird), Fabrizio Barbone, Fabrizio Bordignon, Carlo Emilio Lerici, Stefano Molinari e Antonio Palombo, per gridare ancora Bird è vivo, è solo in volo altrove, come fu scritto sui muri del Village dopo la morte di Parker. Mentre sullo schermo scorrono immagini mixate in diretta da 2 telecamere a produrre un collage di rimandi: riprese di scena, spezzoni di girato originale, documenti di repertorio, tra didascalie puntuali che ogni volta, danno un nome al musicista che sta parlando di sé. Le percussioni di Rodolfo Lamorgese, dal vivo richiamano lo stile inconfondibile d’ognuno. Originali ed efficaci commistioni di linguaggi (E.Brodaska, G.D’Amato), di una comunicazione complessa di cui ci si appropria per gradi, a piccole dosi, prendendo confidenza con caratteri e storie di ognuno dei personaggi, appassionandosi, riconoscendoli. Young è quello là sulla destra della scena e ricorda, nostalgicamente innamorato, la sua lady D, sulla sinistra invece Baker ossessionato dalla propria immagine-icona, e poi Monk dolente per l’amico pestato dalla polizia, Mingus l’arrabbiato, Davis che mostra lo sguardo entusiasta del giovane neofita, al centro Parker. Ogni voce un diverso strumento solista, che senza dialogare direttamente con gli altri riesce a ricostruire un’esperienza corale, l’atmosfera e il senso di un’epoca, il duro sforzo di emancipazione in una società ancora profondamente razzista. Nel tempo del Be Bop gli afro-americani inventavano un jazz nuovo, fatto di frasi musicali complesse, dense, vorticose, non ballabili come nell’era dello swing; una stagione magicamente creativa, presto terminata nell’eccesso che consuma, nell’abuso di droghe e alcool, nel disincanto del ritorno e del rifiuto. Il testo di Massimo Vincenzi, che si avvale di brani tratti da testimonianze dirette dei protagonisti, e la regia di Carlo Emilio Lerici, fanno rivivere in particolare questo lato maledetto e perduto dell’esperienza umana dei Boopers. Solo a tratti s’avverte la gioia del condividere e suonare insieme, l’orgoglio di rinnovare, la felicità creativa, mentre il pensiero corre ad una sorta di intensa e cupa Antologia di Spoon River.
Silvana Matozza, Guido Bonacci
Articolo pubblicati in Vespertilla. Periodico di cultura e spettacolo – Anno IV n°1 - Gennaio/ Febbraio 2007