Impressioni Jazz " Verso L'Eden" (2009) di Constantin Costa-Gavras Recensione
CON SCAMARCIO NELL’EDEN D’OCCIDENTE, ALLA RICERCA DI NUOVA IDENTITA’
VERSO L’EDEN
Regista e sceneggiatore prendono in carico il loro protagonista, l’immigrato Andreas-Scamarcio, nel momento dell’arrivo in uno dei tanti barconi della speranza, quando la costa diventa a portata di mano, i documenti di riconoscimento vengono stracciati e ciascuno in cuor proprio è pronto a consegnarsi all’incognita della nuova vita occidentale. Ma questa è la storia, anche, di uno dei tanti viaggi mancati, intercettati e bloccati dalla guardia costiera, dove non pochi si giocano il tutto per tutto e scappano, mancando all’appello… Come il giovane Andreas, che più fortunosamente di altri, si ritroverà sano e salvo sulla costa greca, diventando di fatto clandestino senza identità, costretto a nascondersi e sempre in fuga. In un viaggio di resistenza nello sconosciuto occidente dei desideri, costellato da significative soste, nessun doppione ma sfaccettature di realtà di cui anche a sue spese dovrà farà esperienza, tra paure, pericoli, violenze e sfruttamenti; con in mente solo Parigi e l’incubo di una polizia pronta a respingerlo indietro… Non siamo, qui, nella Calais assediata, buia e terroristica dell’odierna risposta repressiva francese al surplus d’immigrazione, come in Welcome di P. Lioret. E comunque lontanissimi da quello spaccato sull’America profonda e violenta, d’epoca bushiana, che Costa-Gavras, sempre con lo sceneggiatore J.C. Grumberg, ci presentò in Betrayed. E’ un’Europa in bilico quella che il suo attento cinema d’impegno ci consegna oggi, col metaforico viaggio di Andreas nelle pieghe di una società profondamente segnata dalle scelte dell’Unione Europea sulla clandestinità; aggravate dai premi per le delazioni nella Francia di Sarkozi. Ma ancora faticosamente attraversata da sentimenti di umana solidarietà. In un percorso di formazione che da collettivo si fa presto individuale, come individuali rimangono comunque i singoli destini, e nell’originalità di una tematica sull’immigrazione clandestina affrontata dal punto di vista dell’immigrato. Con uno stile on the road, che ingloba Fellini, passando per il neorealismo, dove per un attimo, la magia può anche brillare ( Scamarcio da Parigi, con la bacchetta magica che guarda in macchina!), ma la metafora non cambia: è ancora possibile, ma ce la devi mettere tutta, perché la sopravvivenza come la tua dignità sono sempre a rischio. Finale aperto per una storia sospesa. Come sospeso rimarrà il futuro di Andreas. Ed è proprio Scamarcio la forza di questo film (notevole la sua prova attoriale in una comunicazione per lo più gestuale), che infonde spontanea credibilità ad un personaggio dalla natura semplice, buono e rispettoso nei suoi rapporti con gli altri, nei quali istintivamente quanto profondamente suscita attrazione e una varietà di reazioni: dal desiderio sessuale al semplice augurargli buona fortuna. Sorta di moderno Candide con una personale Odissea, mentre ostinatamente insegue un nuovo destino.
Silvana Matozza
Articolo pubblicato sulla rivista di cultura e spettacolo Vespertilla, anno VII n° 1 - Gennaio/Febbraio 2010