Impressioni Jazz                     "  Un premio per Irene "(1971)  di  Helke Sander                              Recensione             

 

QUEL “PERSONALE E’ POLITICO” DELLE DONNE CHE CON HELKE SANDER IRROMPE NEL CINEMA…logo Impressioni Jazz

  " Un premio per Irene " (1971), un film di Helke Sander. Impressioni Jazz recensioni cinema" Eine Prämie für Irene " (1971) Helke Sander           UN PREMIO PER IRENE

 

E’ la  donna degli anni 70, di cui  Helke Sander ci mostra l’agire. Che vuole appropriarsi del diritto di parola sulla propria vita. Che da tempo è uscita dalle mura domestiche, ma  si ritrova imbrigliata tra relazioni affettive, responsabilità familiari  e lavoro salariato. Invisibile nella società come nel cinema, se non attraverso le rappresentazioni maschili. Ed è interessante, in proposito, vedere come i due diversi  modi di guardare alle donne ( maschile e femminile), saranno dalla regista tedesca, stilisticamente esemplificati ed efficacemente contrapposti nel film.

Una donna in cammino, Irene (Gundula Schroeder), alla quale la regista berlinese ci avvicinerà, in-seguendola tra i quotidiani affanni di madre divorziata con due figli,  di sfruttata operaia di fabbrica. Vita personale e lavorativa che si incrociano  in una rotta di collisione demistificante. E donna sola, spesso mollata da uomini che rifuggono le responsabilità,  o che chiunque si sente in diritto di poter abbordare senza troppi riguardi, o molestare o semplicemente apostrofare con epiteti maschilisti d’uso corrente… Nonché donna lavoratrice senza potere contrattuale in una società autoritaria. Un sentire che riflette un’epoca, ma  fa venire in mente più d’un paragone anche con l’Italia odierna ( ferma restando la distanza con quel mondo in fermento).  E che straordinariamente scopriremo aumentare di attualità con lo sviluppo di questo film, girato nel lontanissimo 1971. Potrebbe accadere oggi la stessa banale lite con i vicini; perché vivere tra quattro mura sottili, e assordare o essere assordati dai rumori degli altri alla lunga stanca, rende insofferenti e perciò intolleranti. Ma Irene con lucidità ed ironia punterà dritta verso chi è il vero soggetto-causa del malcontento Perché  la classica lite tra poveri non paga mai,  ancor meno quando  l’affitto, comunque, aumenterà per tutti... Con l’ingresso in fabbrica  la  contrapposizione diventa netta, visibile, immediatamente leggibile: ai piani inferiori, tra esalazioni di calore, temperature che sfiniscono, le operaie, sovrastate da altoparlanti, diffusori di musica e occhio della telecamera. Ai piani superiori, la dirigenza, i controllori incollati al monitor… Mondi separati, a cui guardare dal basso verso l’alto, mentre chi fa il percorso inverso  determina i destini.  Realtà claustrofobica in chiave realistica ( ma con evidenti  matrici  espressionistiche), ad alta temperatura ( e non solo per il caldo da svenimento), e in crescendo di presa di coscienza e di rivolta. Il ritmo si fa più serrato, si abbandona la familiarità dei piani medio-stretti per passare ai volti, di Irene e delle sue compagne di lavoro. Primi piani in un abbagliante bianco e nero che ne esalta la tensione emotiva. Tra solidarietà e unità d’azione per contare. Anche un gesto di ribellione, come il rompere una telecamera di sorveglianza, ha un suo peso immediatamente leggibile. Il film rompe invece una consuetudine e innova un linguaggio, con  un protagonismo individuale e  corale tutto al femminile.

Helke Sander, la  regista di "Un premio per Irene" Nell’incontro col pubblico, Helke Sander (anche sceneggiatura), parlerà di molti interessantissimi aspetti legati a questo film, liberamente ispirato ad un fatto vero. Della scelta delle attrici, tutte bravissime, per lo più non professioniste, delle sue convinzioni di donna  circa la necessità di raccontare le storie delle donne; degli espedienti per essere presa sul serio e  fare riprese in fabbrica (amici compiacenti e ben vestiti funzionano sempre!), o dell’introduzione nel film ( geniale) della telecamera di sorveglianza, che in realtà in fabbrica non c’era, per rendere visivamente il senso del controllo…. Presentato all’interno del focus che il Tekfestival ’09, dedica, nel ventennale della caduta del muro di Berlino, alla pioniera regista-femminista tedesca.

 

Silvana Matozza

  

Articolo pubblicato sulla rivista di cultura e spettacolo Vespertilla, anno VI   n° 3 -  Maggio/Giugno 2009  

 

                                    

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