Impressioni Jazz " The other bank" (2009) di Georgi Ovashvili Recensione
GEORGI OVASHVILI VINCE LA X ED. DI ASIATICA FILM MEDIALETHE OTHER BANK
C’è una costante sotterranea inquietudine che attraversa tutto il film, senza mai sfiorare i vertici della disperazione o della tranquillità. Un controllato alternarsi d’intensità di toni che scandisce un fuori da road movie e un riflessivo teatrale per gli interni. In sintonia con una sensazione interiore precisa, quella del dodicenne Tedo, con la sua forza di volontà che lo porta a non rilassarsi mai, a dominare la paura e ad andare avanti. Come in guerra. Per un obiettivo che vale più di ogni altra cosa: ritrovare suo padre. E sé stesso. Figlio di coppia mista, l’identità spaccata in due dal conflitto georgiano-abkhazo. Un percorso inverso che, in fuga dalla sua vita da profugo ai margini di Tbilisi, lo porterà fino ai confini del paese, oltre le linee nemiche, oltre il fiume ( l’altra sponda, del titolo), verso quella casa natia, da cui la madre georgiana otto anni prima scappò portandolo con sé e dove rimase il padre abkhazo, malato. Un viaggio senza soldi e con mezzi di fortuna, tra miseria, sopraffazioni, stupri e uccisioni, durante il quale Tedo, in una battaglia tutta interiore, da piccolo grande eroe, dovrà far appello a ogni sua forza, all’artificio continuo della finzione per conservare la vita. Perché incerta è la natura degli occasionali incontri in cui si imbatterà, dove i buoni e i cattivi si confondono, i nemici a loro volta sono vittime, e chiunque può rivelarsi, al tempo stesso, fonte di rischio o di rassicurazione; come quei genitori che, avendo perso il figlio ma non la propria umanità, comunque lo sfameranno. Un grande atto d’accusa contro la guerra da un regista che rifugge qualsiasi schematismo. In un paese fatto di uomini, maschile e maschilista, dove le donne o sono vecchie e abbandonate, o mute casalinghe mogli, o sperduti oggetti- preda per il piacere. Tedo potrà averne consapevolezza solo alla fine del suo viaggio, quando la figura mitica del padre dovrà essere ridimensionata, ricondotta alle logiche di guerra. E se da una madre che per sopravvivere si prostituisce, si può scappare, si può fingere in cuor proprio che sia morta, da un padre che non è più un riferimento non c’è via di scampo. Un duro processo di formazione per l’incolpevole ragazzino, scippato, come tanti coetanei, della propria gioventù, e confinato nel limbo di un oggi in bilico. Ma oltre l’odio e la divisione, ancora qualche filo dell’antica fratellanza sembra resistere: una musica tradizionale che finirà con l’accomunare in un ballo Tedo a alcuni soldati allo sbando. Concetto richiamato dallo stesso regista quando, nell’incontro col pubblico, concluderà che ballare insieme è meglio che farsi guerra. Primo lungometraggio, poetico e di grande professione, del georgiano Ovashvili. Ispirato a“Viaggio in Africa”, dello scrittore georgiano Nugzar Shataidze ( che ne firma la sceneggiatura). Con un bravissimo giovane e non professionista Tedo Bekhauri, il cui sguardo strabico evoca la più generale impossibilità di visione univoca. Dove un ruolo importante gioca la diversità delle molte lingue parlate. Interamente girato in Georgia (per il divieto di girare in Abkhazia), con la collaborazione solidale di una troupe multietnica.
Silvana Matozza
Articolo pubblicato sulla rivista di cultura e spettacolo Vespertilla, anno VII n° 1 - Gennaio/Febbraio 2010