Retrospettiva di Andreij  Tarkovskij alla sala Trevi                                                                                                             

Retrospettiva Andreij Tarkovskij alla sala Trevi /recensione S. Matozza                          

 

     Il Centro Sperimentale di Cinematografia ha presentato una retrospettiva del regista russo, scomparso a soli 54 anni.  Emerso in epoca di "disgelo", quando le esigenze di verità sul passato staliniano attraversavano anche il presente, e in cui il cinema si distinse nel mettere in luce condizioni di vita e bisogni reali dell'individuo e della società. Sei approdi del suo cammino di artista nell'umana insoddisfazione che, tra tensione morale e urgenza spirituale, anela ad una felicità di vita. 

     Da  Il rullo compressore e il violino (1960)", cortometraggio di diploma, scritto con Andreij Konchalovskij, regista di rilievo internazionale, emergente nel periodo, e suo compagno di studi al VGK di Mosca, ai lungometraggi. Immagini  che ci colpiscono gli occhi e arrivano in profondità, che emozionano senza capire il perché, ma toccano corde comuni, misteriose quanto reali. La realtà convive col sogno,  ricordi con  premonizioni. Che si scolpiscono nella memoria, e riaffiorano, in un certo qual modo, più vive.

    Grazie a questa rassegna che ci ha presentato le copie restaurate di tutte le  opere realizzate in patria, riconducendo ad un'esperienza estetica e di conoscenza assolutamente unica. Rassegna che interrompe la dominante uniformità  delle proposte nelle sale,  che  risponde a un crescente interesse per questo straordinario artista, mai dimenticato.

     Due anni fa, a 18 anni dalla morte, era stato celebrato il settantenario dalla nascita con la pubblicazione, per la prima volta, in italiano, in versione integrale e con inediti, dei suoi  I Diari.  Insieme, un intensificarsi di convegni, rassegne, ristampe, mostre fotografiche dei suoi scatti in Italia, ecc, che aggiungevano nuova luce su uomo, artista, profondo teorico. Paradossalmente lo stesso recente remake americano di Solaris, segnala un indiretto riconoscimento della perdurante linfa della sua arte.

    Di quest'anno il completamento del restauro dei suoi film a cura dell'Istituto Internazionale Andreij Tarkovskij. Nostalghia (1983),  film di trapasso, nella definitiva  condizione di esule, al quale seguirà Sacrificio ( premio speciale della giuria, Cannes '86). Girato in Svezia, dove Ingmar Bergman ebbe per lui queste parole: "Quando scoprii i primi film di Tarkovskij fu per me un miracolo. Mi trovai all’improvviso davanti alle porte di una camera di cui fino ad allora non avevo la chiave. Una stanza dove avrei sempre voluto entrare e dove egli stesso, Tarkovskij, si muoveva a suo agio. Qualcuno aveva espresso ciò che avevo sempre voluto dire senza sapere come. Se Tarkovskij per me è il più grande è perché egli dà al cinema un nuovo linguaggio...”

     Tarkovskij rivela il suo talento sin dall'esordio con originalità di contrasti poetici, virtuosismi di macchina, raffinati flash back,  metafore e  simbologie che lo imporranno all'attenzione, suscitando da subito, anche perplessità e polemiche sulla sua ortodossia ideologica. Costante di un cammino che si farà via via più solitario, seppur sulla spinta d'un immediata notorietà internazionale.

 L'infanzia di Ivan, Leone d'Oro Venezia ’62: protagonista un orfano di guerra, l'adolescente Ivan, che combatte contro il nazifascismo in missioni di esplorazione del fronte nemico. Momenti di  vitalità del sogno, con affetti e luoghi dell'infanzia perduta, o della stessa vita quotidiana al campo, sono affiancati alla durezza di morte al fronte o nell'immediato dopo guerra,  evocando più riflessione che sentimenti eroici e patriottici. Acqua,  fuoco,  terra,  specchio, pittura… assumono, già,  una significativa presenza. Completato nel  '66, Andreij Rubliew  viene bloccato all'uscita. Affresco sulla Russia del primo '400, la cui unità di territorio, fede, lingua è profondamente lacerata da lotte tra cattolici e ortodossi , rivalità tra principi, scorrerie dei tartari e peste. Scritto con Konchalovskij, in 8 episodi, con prologo ed epilogo. Momenti della vita del monaco e pittore di icone russo. Film che supera il precedente realismo e precisa la scelta stilistica  del lungo piano sequenza. Proiettato, senza preavviso a Cannes '69; premio della critica internazionale. In Unione Sovietica  uscirà solo nel 72.

Solaris tratto dal romanzo di fantascienza del polacco Stanislaw Lem. Film appassionato, assolutamente estraneo al genere, che nella fantascienza dispiega libertà di espressione e  soluzioni inventive. Bisogni profondi, desideri nascosti escono allo scoperto, si concretizzano per influsso di un misterioso pianeta. ( Premio speciale della giuria a Cannes '72. Versione integrale di 195'; poi, tristemente, supertagliata).

Lo specchio ritirato dalle sale perché giudicato troppo  misterioso ed enigmatico. Film autobiografico: in un periodo di misteriosa malattia, un quarantenne ripercorre momenti  di vita tra: ricordi d'infanzia, cronache di avvenimenti storici e riflessioni filosofiche. I versi di  Primi incontri di Arsenij Tarkovskij sono letti con voce fuori campo dello stesso poeta, padre del regista.  Scongelato dopo un anno, sarà destinato ad un pubblico ristretto " di terza categoria" con conseguente sconforto e mancati guadagni per il regista.

Il ritorno alla fantascienza, da un racconto dei fratelli Arkadij e Boris Strugackij, Stalker (colui che si avvicina di soppiatto, con cautela). Colui che, in un imprecisato asfittico futuro,  sa guidare nella Zona. Luogo proibito, pericoloso, vitale, caratterizzato dalla presenza di una stanza capace di esaudire i desideri di chi osa varcarne la soglia. Misterioso, intriso di pessimismo, panteismo, lirismo.

Segue Nostalghia (disagio di vita). Premiato  a Cannes '83, scritto con Tonino Guerra, girato in Toscana e a Roma. L’ anima russa, il legame con la propria terra, con gli affetti in patria e l'Italia, a cui nell''84 ha chiesto asilo politico. Dissenso che è impossibilità di consenso. Sospeso, in attesa di qualcosa di nuovo, che porti un cambiamento reale, a partire dall'abbattimento delle frontiere, dalla libera circolazione delle persone e delle idee, che auspicava.

Minato da un tumore, completa il montaggio di Sacrificio ( Premio speciale della giuria a Cannes '86),  il suo ultimo libro, Scolpire il tempo, rivede il figlio Andreij, cui viene concesso il permesso d'espatrio. Muore esule a Parigi,  il 29 dicembre 1986.

 

 

Silvana Matozza

 

Articolo pubblicato sulla rivista cultura e spettacolo Vespertilla, anno I n°4- Dic.2004

 

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